L'interregno by Gustavo Piga

L'interregno by Gustavo Piga

autore:Gustavo Piga [Piga, Gustavo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Hoepli
pubblicato: 2020-10-19T00:00:00+00:00


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C’è un giudice a Karlsruhe

La storia di altri percorsi, con le connesse dinamiche sociali e culturali, inevitabilmente accidentate, che hanno sperimentato questi altri tentativi – anche di successo – di unire in un federalismo centralizzato Stati diversi dimostra quanto sia difficile e quanta pazienza ci voglia per arrivare a creare unioni politiche di Stati.

Negli Stati Uniti d’America – lo abbiamo detto più volte – ci vollero quasi centocinquant’anni prima che al centro, Washington DC, fosse ceduto, da parte dei singoli Stati, il pallino della politica fiscale, ovvero di quanto, dove e quando spendere e tassare i propri cittadini. Non che non ci fossero stati, a singhiozzo, tentativi di centralizzazione fiscale significativi e alcuni di successo. Basti pensare al Tariff Act, promulgato dal Presidente George Washington il 4 luglio del 1789, che attribuiva al Congresso degli Stati Uniti la possibilità di tassare le merci importate e che costituì una base importante di entrate per rendere credibile le prime nuove emissioni comuni di debito, appunto, federale. La struttura politica delle decisioni fiscali rimase, tuttavia, abbondantemente decentralizzata fino alla grande depressione e all’elezione di FDR.

È curioso come da noi, spesso, nel dibattito su questo raffronto con la Storia degli Stati Uniti, ci si perda in questione di distinguo: i sovranisti non accettano il paragone per dimostrare che gli Stati Uniti d’Europa non sono possibili, mentre i federalisti europei, ansiosi di accelerare, rifiutano di accettare l’idea di un processo lento e graduale. E sempre in nome della nostra peculiarità.

Eppure l’Europa non sfugge alla morsa dei nazionalismi, che non vanno confusi semplicemente con movimenti estremi. Di recente, nel bel mezzo di Covid, una prova evidente di questo è stata fornita dalla sentenza della Corte Costituzionale tedesca di Karlsruhe, avversa alla politica monetaria della Banca Centrale Europea: la decisione è stata ampiamente dibattuta nei media europei – con profondità di analisi, sia giuridica sia economica – e ha visto una quasi unanime convergenza di pareri contrari alle motivazioni della Corte. Di per sé ciò costituisce elemento di sorpresa: sovranisti, a favore di una BCE attiva per aiutare l’economia nazionale, e federalisti europei, a favore di una BCE attiva per salvaguardare la costruzione europea, si sono trovati, quasi con imbarazzo, dalla stessa parte della barricata, contro la Corte tedesca. In effetti, come non dare loro ragione? In fondo, l’interpretazione della Corte, secondo cui è possibile immaginare, in principio, una politica monetaria ideale che non abbia effetti sull’economia reale, ma solo sull’inflazione, non è oggettivamente sostenibile e tantomeno lo è argomentare che la più recente politica della BCE abbia, in tal senso, ecceduto nel suo mandato.

Resta un dubbio. È possibile che la Corte sia stata così miope nella sua valutazione tecnica di cosa sia e come impatti la politica monetaria? A leggere con attenzione la sentenza viene, tuttavia, il sospetto che si sia perso tempo a guardare al dito e non alla luna, a cui la Corte potrebbe aver fatto, in realtà, riferimento. A quale luna? A quella della politica fiscale.

Parlando a nuora perché suocera intenda, nella parte



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